Intervista al Maestro Saito Hitohira

Intervista al Maestro Saito Hitohira

Intervista realizzata il 09 novembre 2014 a Rennes (Francia) da Olivier Eberhardt.
Traduzione in inglese: Charles Durand / Olivier Eberhardt
(
Qui l’articolo originale)
Traduzione dall’inglese: Gian Luca Guerra (
www.dentooiwamaryu.it)

Rappresentante mondiale dell’ “Iwama Shin Shin Aiki Shuren Kai” Saito Hitohira Sensei è venuto a Rennes (Francia) nel novembre 2014 a condurre il suo 3° seminario internazionale in questa città. Figlio e successore di Morihiro Saito Sensei, SAITO Hitohira Sensei è uno dei pochi insegnanti che hanno vissuto e praticato sotto la guida di O-Sensei fin dalla sua infanzia.
Invitato da Olivier Eberhardt e sotto l’egida del Dento Iwama Ryu Francia, ha risposto a un’intervista ripercorrendo i suoi legami con la famiglia Ueshiba e le specificità dell’Aikido che ha diffuso in tutto il mondo.
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– Maestro Saito,
Che rapporto c’era tra le famiglie Saito e Ueshiba?


Mio padre è diventato un discepolo di O-Sensei nel 1945 e ha seguito i suoi insegnamenti fino alla sua morte avvenuta nel 1969. Mio padre ha ricevuto dal Fondatore un terreno situato proprio accanto a casa sua, dove ha costruito la casa in cui ancora vivo oggi. O-Sensei provava un grande affetto per mio padre. Anche mia madre ha servito la famiglia Ueshiba, per diciotto anni.

Anche se ho preso la mia indipendenza, sono ancora molto grato alla famiglia Ueshiba. Inoltre, questa indipendenza, l’ho raggiunta dopo aver ricevuto l’autorizzazione e l’approvazione del terzo Doshu UESHIBA Moriteru. Pertanto, non vi è alcuna controversia tra noi e Moriteru Sensei che è per me come un fratello maggiore. Il sostegno della famiglia Ueshiba è molto importante per me, e spero sinceramente che le famiglie Ueshiba e Saito manterranno quel rapporto studente-insegnante in futuro.

– Maestro Saito,
quali sono le caratteristiche distintive dell’allenamento (Keiko) nella vostra scuola Iwama Shinshin Aiki Shuren Kai?

Prima di parlare delle caratteristiche dell’allenamento (keiko), è importante tenere a mente che mio padre, Morihiro Saito, è stato il discepolo diretto di O-Sensei per molti anni e che ha poi diretto il Dojo di O-Sensei fino alla sua morte. Tutto questo è durato mezzo secolo, 50 anni….

Mio padre mi ha trasmesso l’Aikido come O-Sensei lo praticava, e che era basato su tre elementi fondamentali: La pratica delle armi (bukiwaza), la pratica di tecniche a mani nude (taijutsu) e la spiritualità scintoista. Oggi, solo lo stile di Aikido Shinshin di Iwama offre una pratica fedele all’Aikido di O-Sensei. Una pratica che integra simultaneamente questi tre elementi fondamentali.
O-Sensei aveva molti discepoli. Di questi, alcuni si sono resi presto indipendenti. Altri rimasero nell’Aikikai, ma di loro, pochi hanno veramente capito nel profondo l’insegnamento di O-Sensei. In questo contesto, mio padre è rimasto 23 anni con O-Sensei il quale gli ha trasmesso direttamente il suo insegnamento. Mio padre praticava ogni giorno direttamente con O-Sensei, e ha trasmesso questo stesso insegnamento nel dojo di Iwama. Io sto solo portando avanti questa eredità: la nostra pratica riproduce fedelmente tutti gli aspetti dell’Aikido che O-Sensei praticava.

In termini di pratica, c’è un punto che molte persone hanno frainteso. Nel Budo, la regola è semplice: se sei immobilizzato da una presa e non sei in grado di liberarti da solo, sei morto.

La prima base del Budo è quindi quello di essere in grado di liberarsi da una vera e propria presa, potente e che immobilizza. Ecco perché è essenziale che gli studenti pratichino prima nella peggiore delle posizioni, quella statica. Ovviamente, l’obiettivo finale è quello di essere in grado di schivare prima che l’avversario riesca ad afferrare o trattenere utilizzando tecniche in modo dinamico. Ma immagina che cosa succede se, per un qualsiasi motivo, ad esempio per un errore nei tempi di reazione, si è impossibilitati a schivare un attacco in tempo. Sei morto. Questo è il motivo per cui consideriamo così importante, la base, allenarci con tecniche adottando la posizione o la situazione più pericolosa o difficile per noi.
Il primo passo è imparare cosa fare in casi specifici. Poi il praticante integra gradualmente tutte queste basi nel suo corpo e gradualmente diventa in grado di eseguire le tecniche in modo dinamico.

Questa progressione passo-passo non è riservata solo all’Aikido. Esiste anche in calligrafia, dove si riflette in tre stili di scrittura (Kaisho, Gyosho e Sosho) (1), ed è esattamente la stessa nel Budo.

Meglio ancora, è la stessa in tutte le parti della vita: come ad esempio qualcuno che guida la moto per la prima volta, all’inizio non riesce perché non ha equilibrio. Poi, trova l’equilibrio pian piano, mentre continua a guidare. Egli progredisce mentre integra le diverse sensazioni del suo corpo. Per noi, la formazione segue lo stesso percorso. Il nostro metodo di formazione consiste nel partire dalla posizione più sfavorevole e realistica, quella statica: impariamo come eseguire correttamente la tecnica, rimanere stabili e a sbilanciare l’avversario. Gradualmente si acquisisce sempre maggiore precisione tecnica con gli angoli, i tempi di reazione, e un bel giorno si è in grado di realizzare pienamente le tecniche in modo dinamico. Lo scopo dell’Aikido è ovviamente praticare tecniche dinamiche, ma per acquisire la capacità di farlo, si deve passare obbligatoriamente attraverso un apprendimento statico. E’ impossibile capire il momento migliore per evitare un attacco se il tuo corpo non ha metabolizzato il momento esatto ed il punto in cui è stato immobilizzato.

L’allenamento (keiko) non si può limitare ad una esecuzione di tecniche in condizioni idealmente facili.
Questo è anche un atteggiamento verso la vita: Cosa pensate quando non siete in forma o quando siete malati? La vita reale non sempre offre le migliori condizioni per l’azione. Cosa si deve fare quando si ha un piede bloccato, quando è buio e quando non si può reagire con il giusto tempismo? Sin dai tempi antichi, i giapponesi prestano una particolare attenzione al lavoro di base, perché sanno che il contesto comporta situazioni diverse e non necessariamente quelle ottimali: la malattia, il fango, la notte …
Incorporare o meno queste basi, è quello che fa la differenza nei momenti critici, proteggendo la tua vita o no. Naturalmente ci sono persone molto forti in tutto il mondo, a prescindere dal metodo di allenamento, ma per la maggior parte di noi per raggiungere questo risultato, il punto di partenza del keiko (allenamento) è quello di integrare le situazioni meno favorevoli fin dall’inizio. Questo è vero in ogni Budo.
Questo è l’approccio dello stile di Aikido di Iwama, ed è quello insegnato da O-Sensei. Noi siamo fedeli ad esso.
Come accennato in precedenza, procediamo per tappe e dobbiamo prima essere in grado di muoverci anche quando veniamo fortemente afferrati / immobilizzati. O-Sensei ha detto “kashiri tsumete” nel dialetto della regione di Wakayama. Ciò significa “afferrare con fermezza”. Per lui un vero praticante di Budo deve imparare a muoversi anche quando viene saldamente afferrato / immobilizzato. Non è necessario allentare la presa perché il vostro partner è bloccato, altrimenti il Budo perde di significato. Non è sufficiente spiegare che “normalmente basta fare questo o quello in un situazione particolare e con una particolare tempistica”. Questo tipo di educazione non soddisfa il vero spirito del Budo. Ciò “dice solo che dovrebbe accadere idealmente” in questa o quella situazione, ma non insegna come raggiungere questo livello ideale. Tutto questo non è realistico ed è per questo che il mio insegnamento inizia con le basi: cosa fare nella situazioni più sfavorevoli (essere bloccato) …

Ma non ho inventato io questo modo di praticare, è il metodo di Morihei Ueshiba, che mio padre ed io manteniamo vivo.

– Sensei,
la vostra scuola Iwama Shinshin Aiki Shurenkai ha celebrato il suo decimo anniversario nel 2014. Cosa vedete quando ripensate a questi anni trascorsi e quali prospettive avete?

Sono nato nel 1957, per così dire “in grembo a O-Sensei”, con il quale mio padre ha studiato ininterrottamente per 12 anni. Mio padre e mia madre hanno servito O-Sensei e sua moglie ogni giorno. La vita quotidiana era incentrata sul Dojo di O-Sensei in Iwama, prefettura di Ibaraki.

Così, quando mi sono reso indipendente 10 anni fa, ero in preda ad un forte stress. Ero combattuto tra la voglia di restare ed il desiderio di proteggere questa eredità. Ero combattuto tra queste due opzioni, ma in ultima analisi, ho realizzato che rendermi indipendente era l’unica soluzione. E’ stato come fare un grande salto da una nave, senza boe o giubbotto di salvataggio. Nessuno voleva seguirmi o aiutarmi.

Ma non ho lasciato tutto con l’idea di ottenere aiuto o di essere seguito. Ho lasciato per adempiere ai miei doveri verso mio padre Morihiro Saito Sensei e verso Ueshiba Sensei. Ho lasciato per questo ed unico “puro” scopo, aggettivo che qui uso deliberatamente. Infatti, dal mio punto di vista, il rapporto di discendenza di O-Sensei è gradualmente diminuito da Kisshomaru Ueshiba Sensei in poi. Oggi la mia generazione è quella del terzo Doshu Moriteru Ueshiba Sensei e, nel frattempo, due correnti di Aikido, dall’Aikikai a quella di Iwama, si sono progressivamente separate e sviluppate in tutto il mondo.

Tuttavia, queste due correnti provengono dalla medesima fonte: O-Sensei. Pertanto non è esatto dire che pratichiamo qualcosa di completamente diverso.

D’altra parte, le nostre visioni non sono le medesime, e ciò traspare nei nostri insegnamenti e nello stile che andiamo praticando. A Tokyo (Aikikai), le persone praticano fin dall’inizio in ki-no-nagare (forma dinamica), mentre in Iwama ci atteniamo al metodo tradizionale. Non critico o rinnego il metodo seguito a Tokyo, perché alla fine lo scopo e la forma sono le stesse. In entrambi i casi vengono formati eccellenti Aikidoka.

L’insegnamento in Iwama è forse un po’ difficile al primo approccio per i principianti, ma è una forma di educazione in cui incomprensioni e difficoltà diminuiscono gradualmente.

Di fatto, nutro dubbi sull’insegnamento che non include le situazioni più impegnative, che vieta l’utilizzo di prese salde, un passo necessario per tener conto di tutti gli aspetti della realtà, ma che contempla le forme dinamiche (il più alto livello di pratica).

L’efficacia di questo metodo di allenamento è messo in dubbio da parte di alcuni studenti. Questo è uno dei motivi per cui alcuni smettono di praticare.

Al contrario, l’insegnamento del maestro Ueshiba si presenta complesso in un primo momento. Ma questo dubbio svanisce con la pratica e con il progredire della formazione e le difficoltà pratiche scompaiono. Per me, la qualità dell’insegnamento è quello che permette agli studenti di progredire risolvendo i loro dubbi e le loro difficoltà. Così, dopo un decennio di pratica, si può iniziare a cogliere e comprendere il tesoro lasciato in eredità da mio padre Morihiro Saito Sensei.

Non ho preso la mia indipendenza per essere indipendente, ma perché volevo continuare a trasmettere l’insegnamento di Morihiro Saito Sensei. Naturalmente questo indipendenza ha preso la forma di una nuova struttura denominata Shinshin Aiki Shurenkai. Ma in realtà, esiste solo per trasmette in maniera autentica e fedele la via dell’insegnamento tradizionale di O-Sensei, rispettando ed integrando i pensieri del Fondatore che vengono posti al centro della pratica. Questo è come pratichiamo per ogni giorno che Dio vorrà.
Ricevo molti ushi-deshi (studenti interni) provenienti da tutto il mondo. Cerco di farli vivere nel modo più preciso possibile rispettando la formazione che avrebbero avuto con il Fondatore, e questo inizia con le preghiere del mattino. Queste preghiere, che O -Sensei praticava quotidianamente, esprimono gratitudine agli dei. La preghiera e la gratitudine sono un denominatore comune a tutte le religioni del mondo. Il Fondatore iniziava e terminava ogni giorno con preghiere di gratitudine rivolte al Creatore. È in questo memoria di O-Sensei che il nostro gruppo è stato chiamato Shinshin Aiki Shurenkai “Shinshin” (神信) significa “aver fede in Dio”. Ho scelto questo nome per indicare semplicemente che il nostro Dojo mantiene vivo e insegna il Budo del Fondatore.

Sono passati 10 anni da quando ho scelto questo nome in ricordo di O-Sensei. Da allora, ci sono stati momenti di gioia, di tristezza, momenti difficili, ma questi 10 anni sono trascorsi molto velocemente. Ho passato questi momenti lasciandoli alla benevolenza di Dio, e ho fatto quello che doveva essere fatto ogni giorno. In questo periodo molte persone hanno aderito al nostro gruppo, è come una famiglia che continua a crescere.

Oggi, ogni giorno è bello. Quando ero giovane, ero così immerso nella mia pratica che ho avuto molti incidenti fisici, tra cui una operazione ai fianchi. Anche recentemente ho dovuto sostenere un intervento chirurgico ad un ginocchio. Ma anche con un corpo infortunato è possibile praticare se si rimane conformi agli insegnamenti del fondatore. Infatti, le tecniche del fondatore non sollecitano una parte specifica del corpo, ma l’insieme delle parti di esso allo stesso tempo. Infatti, la pressione esercitata su di un ginocchio viene facilmente compensata. Tuttavia, poiché la pratica del kihon (base) sollecita con forza gli arti inferiori, a volte sento ancora dolore alle ginocchia. Ma anche così sono felice e faccio in modo di utilizzare bene ogni giorno. Sì, questi 10 anni sono passati molto rapidamente.

In termini di prospettive, presto compirò 60 anni e ritengo che il mio ruolo ora sia quello di condividere e trasmettere l’insegnamento di O-Sensei ad almeno una persona in più. Il ruolo che il Fondatore ha dato a se stesso era quello di purificare questo mondo da guerre e di creare il paradiso sulla terra. E alla domanda di dove fosse questo paradiso, la sua conclusione fu che il paradiso siamo tutti noi, nei nostri cuori. L’ho sentito dire che “scoprire questo è lo scopo dell’Aikido”. Sarei molto felice se anche una sola persona in più lo comprendesse. La mia missione è quello di trasmettere gli insegnamenti del Maestro Ueshiba e di mio padre Morihiro Saito Sensei – “Morihiro” è il nome che O-Sensei ha dato a mio padre nell’Aikido-
Tuttavia, sebbene ora l’ Aikido venga sempre rappresentato dalla famiglia Ueshiba, ora devo preparare la discendenza con una nuova generazione, iniziando con i miei due figli Yasuhiro e Mitsuyoshi, che praticano l’Aikido. Li incoraggerò e aiuterò nella loro impresa. Allo stesso tempo, Moriteru Ueshiba Sensei non ha risparmiato gli sforzi, il figlio Mitsuru Ueshiba il 4° Doshu è ora un uomo. Mi auguro che le famiglie Ueshiba e Saito mantengono buone relazioni in futuro.
La leadership discende dalla famiglia Ueshiba, e la mia storicamente la sostiene. Voglio realmente preservare questa forma di pensiero in futuro.
Questo è quello che dico ai miei figli ogni giorno, ma, allo stesso tempo, dobbiamo proteggere, conservare e trasmettere le tecniche tradizionali di Iwama: questo è tutto il lavoro e l’eredità di mio padre. Tutti coloro che amano questa forma di pensiero sono nostri amici, ma non abbiamo niente contro coloro che non condividono questi valori, o che non conoscono l’Aikido. Ciò che conta davvero è che questi valori tradizionali vivano e si diffondano.
Questi valori sono l’anima del Giappone, e appartengono allo Shinto o al Buddismo. Li pratico in Shinto, come fece il Fondatore: la giornata inizia con la preghiera e la meditazione, poi inizia il keiko (allenamento), poi la giornata è spesa lavorando nei campi come ci ha insegnato O-Sensei.

È stato grazie a Moriteru Ueshiba Sensei, che mi ha permesso di essere indipendente, che io posso vivere bene proprio come fece il Fondatore. Precedentemente, mio padre e io abbiamo dovuto prenderci cura del Dojo del Fondatore, l’Aiki-Jinja con tutto ciò che comportava. Siamo stati molto impegnati anche se abbiamo avuto il tempo di lavorare nei campi e donare agli Dei i suoi frutti come offerte. Da indipendente, ora posso veramente seguire lo stile di vita di O-Sensei. Anche per questo sono molto grato alla famiglia Ueshiba. Sono anche molto grato a tutti coloro che sono coinvolti oggi nella cura del Dojo del Fondatore e dell’Aiki-Jinja.

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(1) Calligrafia (Shodo書道) ha tre stili di scrittura giapponesi che sono collegate in sequenza e corrispondono a passaggi ben definiti. Il primo stile insegnato è chiamato “Kaisho” ed è composto da caratteri strettamente centrati con prominenti angoli e in cui ogni dettaglio viene meticolosamente verificato. Questo primo stile è finalizzato ad acquisire le nozioni di base. E’ caratterizzato da una stampa statica. Il secondo stile è chiamato “Gyosho”: i caratteri sono simili allo stile Kaisho ma mostrano curve più dinamiche ed evidenziano i movimenti del pennello. I caratteri scritti nel terzo stile, chiamato “Sosho” o “scrittura ad erba”, sono illeggibili per i neofiti, le loro forme sono collegate in quanto evidenziano il movimento stesso del pennello. Ognuno di questi stili è un passo che richiede prima la padronanza dello stile precedente.

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